Riporto per intero (per vostra comodità) l'intervento di Rodolfo Baraldini (cosmetologo) sul suo Blog nonsensecosmethics di cui vi lascio il link:
http://www.nononsensecosmethic.org/non-lavatevi-ovvero-dei-protocolli-cosmetici-che-non-funzionano/
L'articolo è relativo TEMPO DI POSA di un cosmetico qualunque: minimo minimo ma minimo minimo un'ora, e solo se gli attivi e i veicolanti in esso contenuti sono cazzutissimi.
"Non lavatevi ! ovvero qualche considerazione sui protocolli skin care che
non funzionano
Pubblicato il 21 - ago - 2016 |
La
domanda originaria, da consumatore è stata : ma se applico un cosmetico e
dopo pochi minuti o ore mi lavo, che probabilità c’è che i costosissimi
attivi cosmetici che ho applicato penetrino ed arrivino dove serve? Poi
alcune formulatrici sono entrate più nello specifico con:”come e quanto,
formulando con carrier e solventi, possiamo agevolare la penetrazione degli
attivi cosmetici”.
|
Penetrazione o
Assorbimento
|
Premesso che nella disinformazione
comune della pubblicità e di tante blogger cosmetiche si parla di cosmetici che
si assorbono rapidamente quando in realtà evaporano, chi studia la
faccenda, soprattutto con approccio farmacologico, con penetrazione ed assorbimento
in genere parla di fenomeni diversi. La penetrazione transcutanea è il
passaggio delle sostanze attraverso la cute, l’assorbimento si ha invece quando
le sostanze entrano nel circuito sanguigno. Gli attivi possono essere attivi
cosmetici, cioè esplicare una loro funzione, sia non penetrando per nulla, sia
penetrando ed interagendo con il solo metabolismo della cute, sia penetrando ed
arrivando ad un assorbimento sistemico. Circola la strana storia che gli attivi
cosmetici, per il loro essere cosmetici e nonfarmaci, non debbano penetrare per
nulla e non possano essere assorbiti; tra le tante baggianate c’è anche chi
dice che questo è definito per legge. Ovviamente non è vero e nessuna legge può
imporre un semaforino nel traffico transcutaneo che decide di far passare le
sostanze con la targa farmaceutica e fermare quelle (magari le stesse) con la
targa cosmetica.
{PREMESSA INTELLETTUALOIDE}
In una società malata di cronofagia è difficile far capire che un attivo cosmetico può effettivamente attraversare la barriera cutanea ma impiegherebbe 700 ore e ne penetrerebbe l’1‰ di quanto applicato sulla superficie. Si ragiona sempre semplicisticamente in termini di penetra o non penetra, senza considerare quanto ne penetra a parità di superficie cutanea ed in quanto tempo. Forse perché non abbiamo un senso preposto alla percezione del tempo spesso pensiamo alla realtà come ad un concatenarsi di fenomeni, tutto e subito. Al contrario gli eventi si spalmano sull’asse dei tempi fino al loro orizzonte.
{FINE DELLA PREMESSA INTELLETTUALOIDE}.
Ammesso che un qualche attivo skin care faccia qualcosa, si deve considerare il tempo necessario per raggiungere i tessuti bersaglio e per agire.
Senza particolari accorgimenti dove con carrier e solventi si aumenta la permeabilità cutanea in genere sono necessarie molte ore perché un attivo, per quanto con caratteristiche chimico fisiche idonee, sia assorbito.
In una società malata di cronofagia è difficile far capire che un attivo cosmetico può effettivamente attraversare la barriera cutanea ma impiegherebbe 700 ore e ne penetrerebbe l’1‰ di quanto applicato sulla superficie. Si ragiona sempre semplicisticamente in termini di penetra o non penetra, senza considerare quanto ne penetra a parità di superficie cutanea ed in quanto tempo. Forse perché non abbiamo un senso preposto alla percezione del tempo spesso pensiamo alla realtà come ad un concatenarsi di fenomeni, tutto e subito. Al contrario gli eventi si spalmano sull’asse dei tempi fino al loro orizzonte.
{FINE DELLA PREMESSA INTELLETTUALOIDE}.
Ammesso che un qualche attivo skin care faccia qualcosa, si deve considerare il tempo necessario per raggiungere i tessuti bersaglio e per agire.
Senza particolari accorgimenti dove con carrier e solventi si aumenta la permeabilità cutanea in genere sono necessarie molte ore perché un attivo, per quanto con caratteristiche chimico fisiche idonee, sia assorbito.
A chi mi dice, con certezza, che una sostanza non penetra la pelle, in
genere rispondo:”riparliamone tra 500 anni”. Si può considerare vero che la
pelle non lascia passare quasi nulla ma si devono considerare anche i tempi in
cui si valuta la permeazione cutanea.
La grandezza fisica con cui misurare la penetrazione transcutanea è il flusso, cioè la misura della quantità che passa nel tempo su una determinata area. La penetrazione transcutanea poi non è automaticamente un indicatore di assorbimento. Una volta penetrate le sostanze non vanno tutte e subito a finire nel sangue, anche se tutti gli studi farmacologici e tossicologici in genere mirano a calcolare questo dato, nella cosmetologia si devono considerare anche le azioni ed interferenze con il metabolismo, proliferazione e differenziazione cellulare in loco, cioè delle cellule che compongono la pelle. Cellule che possono essere “raggiunte” anche senza passare per il circuito sanguigno.
La barriera principale la svolge lo strato corneo e tutti i tessuti sottostanti possono essere considerati tessuti bersaglio dell’azione cosmetologica.
Il flusso e la diffusione attraverso lo strato corneo sono determinanti per eventuali effetti e funzioni della maggioranza degli attivi skin care.
La grandezza fisica con cui misurare la penetrazione transcutanea è il flusso, cioè la misura della quantità che passa nel tempo su una determinata area. La penetrazione transcutanea poi non è automaticamente un indicatore di assorbimento. Una volta penetrate le sostanze non vanno tutte e subito a finire nel sangue, anche se tutti gli studi farmacologici e tossicologici in genere mirano a calcolare questo dato, nella cosmetologia si devono considerare anche le azioni ed interferenze con il metabolismo, proliferazione e differenziazione cellulare in loco, cioè delle cellule che compongono la pelle. Cellule che possono essere “raggiunte” anche senza passare per il circuito sanguigno.
La barriera principale la svolge lo strato corneo e tutti i tessuti sottostanti possono essere considerati tessuti bersaglio dell’azione cosmetologica.
Il flusso e la diffusione attraverso lo strato corneo sono determinanti per eventuali effetti e funzioni della maggioranza degli attivi skin care.
La pelle è una ottima barriera che agisce selettivamente. Permette
all’acqua di uscire, ma solo un po’ alla volta altrimenti ci disidrateremmo
trasformandoci in fichi secchi stando al sole. Nella direzione opposta,
dall’esterno verso l’interno, è permeabile ai gas ed ai liquidi, ma anche in
questo caso è molto selettiva e lascia penetrare solo sostanze con precise
caratteristiche chimico fisiche ed in quantità ridotte e tempi relativamente
lunghi.
La prova che la barriera cutanea funziona egregiamente sta nella sopravvivenza e proliferazione della nostra specie. Con tutte le sostanze tossiche e patogeni con cui potremmo venire a contatto casualmente se la pelle non li ” tenesse fuori”, saremmo spacciati.
La prova che la barriera cutanea funziona egregiamente sta nella sopravvivenza e proliferazione della nostra specie. Con tutte le sostanze tossiche e patogeni con cui potremmo venire a contatto casualmente se la pelle non li ” tenesse fuori”, saremmo spacciati.
Penetrazione intercellulare e
intracellulare
I percorsi attraverso cui si teorizza che le sostanze possano entrare
attraversando la cute e soprattutto lo strato corneo sono semplificando 3:
·
intercellulare,
·
intracellulare o transcellulare,
·
follicolare.
Come percorso follicolare si considera quello attraverso i follicoli
pilosebacei anche se pure i dotti sudoriferi rappresentano un via agevolata di
penetrazione transcutanea. La superficie cutanea rappresentata da pori e
follicoli è meno dell’1% pertanto le quantità di prodotto che potrebbero
penetrare sono comunque minime rispetto a quelle che possono penetrare per
altre vie. L’epitelio, le pareti, dei dotti e follicoli sono però più sottili e
permeabili, quindi le sostanze che ci finiscono dentro hanno una maggiore
probabilità di penetrare, inoltre si trovano già a livelli inferiori della
cute, più vicine al letto capillare dove, una volta superato l’epitelio vasale,
possono entrare nel circolo del sangue. L’utilizzo in crescita del needling
imporrebbe la scrittura di un nuovo capitolo sulla faccenda.
Nel percorso intracellulare/transcellulare si ipotizza che la sostanza penetri lo strato corneo attraversando i corneociti che lo compongono. La sostanza semplificando molto ha la capacità di permeare le barriere cellulari e si ipotizza che entri nella cellula e ne esca attraversando più strati sovrapposti di cellule.
Quello intercellulare, il più comune, ipotizza la diffusione negli interstizi tra le cellule, in funzione della permeabilità dei lipidi che fungono da cemento e tengono legati tra loro i corneociti. Le sostanze penetrerebbero aggirando i corneociti.
Il motore che “spinge” le sostanze dall’esterno all’interno della pelle è la diffusione passiva, cioè lo stesso complesso di forze attrattive e repulsive che fanno si che se metto una goccia di inchiostro in un bicchiere d’acqua, questa si disperde fino a risultare invisibile.
La diffusione in un mezzo ha le sue regole ed i suoi tempi. Se mettiamo una goccia di olio in un bicchiere d’acqua questa non si disperde affatto, l’olio è insolubile in acqua, ma anche se mettiamo un goccia di miele (viscoso) questa non si disperde se non mescoliamo bene ed a lungo, nonostante il miele sia solubile in acqua.
Si oppongono alla penetrazione ed assorbimento delle sostanze applicate sulla pelle:
Nel percorso intracellulare/transcellulare si ipotizza che la sostanza penetri lo strato corneo attraversando i corneociti che lo compongono. La sostanza semplificando molto ha la capacità di permeare le barriere cellulari e si ipotizza che entri nella cellula e ne esca attraversando più strati sovrapposti di cellule.
Quello intercellulare, il più comune, ipotizza la diffusione negli interstizi tra le cellule, in funzione della permeabilità dei lipidi che fungono da cemento e tengono legati tra loro i corneociti. Le sostanze penetrerebbero aggirando i corneociti.
Il motore che “spinge” le sostanze dall’esterno all’interno della pelle è la diffusione passiva, cioè lo stesso complesso di forze attrattive e repulsive che fanno si che se metto una goccia di inchiostro in un bicchiere d’acqua, questa si disperde fino a risultare invisibile.
La diffusione in un mezzo ha le sue regole ed i suoi tempi. Se mettiamo una goccia di olio in un bicchiere d’acqua questa non si disperde affatto, l’olio è insolubile in acqua, ma anche se mettiamo un goccia di miele (viscoso) questa non si disperde se non mescoliamo bene ed a lungo, nonostante il miele sia solubile in acqua.
Si oppongono alla penetrazione ed assorbimento delle sostanze applicate sulla pelle:
·
l’evaporazione,
·
il lavaggio,
·
l’abrasione,
·
il sudare,
·
la desquazione,
·
il desorbimento.
Quindi se da una parte per diffusione alcune sostanze possono penetrare
fino ad arrivare all’assorbimento, dall’altra vari processi competitivi possono
ridurne significativamente la quantità che raggiunge i tessuti bersaglio.
Uno dei nonsensi che ho riscontrato, anche in sofisticati protocolli
cosmetici professionali, è quello di non considerare i tempi necessari a far si
che un qualche attivo cosmetico agisca.
In pratica, quando vedo l’applicazione di tonici, maschere o creme seguita dopo pochi minuti o secondi da una bella risciacquata o lavaggio mi viene da pensare si idraterà o tonificherà il tubo di scarico del lavandino, a cui certamente poi non verranno le rughe.
Ci si applica un cosmetico skin care con qualche aspettativa che faccia qualcosa e poi lo si rimuove prima che possa anche solo penetrare la superficie più esterna dello strato corneo.
Il flusso transcutaneo di un qualche attivo cosmetico con peso molecolare minore di 500 Dalton è dell’ordine di Q.10⁻³.cm⁻².h⁻¹ essendo Q la quantità applicata. Questo significa che normalmente applicando microgrammi cm⁻² di attivi cosmetici ci vuole almeno un ora perché qualche nanogrammo cm⁻² raggiunga i tessuti bersaglio. E parliamo di attivi con caratteristiche chimico-fisiche che comportano una qualche capacità di penetrare la barriera dello strato corneo.
Lavandosi 15 minuti dopo l’applicazione di un cosmetico si deve considerare che, nella maggioranza dei casi, almeno il 70/80% dell’attivo applicato se ne va nel tubo di scarico. Già è abbastanza difficile trovare nei cosmetici concentrazioni abbastanza alte di attivi, se poi se ne “butta via” la maggioranza, difficile attendersi una qualche efficacia.
Concludendo gli attivi cosmetici contenuti in tonici, maschere e creme skincare che vengono lavate dopo pochi minuti dall’applicazione vanno a finire nello scarico del lavandino e la eventuale azione cosmetica, se c’è, dipende da altri fattori.
Nei protocolli skin care, a parte quelli con forti agenti esfolianti, è in genere preferibile lasciar “lavorare” il prodotto sulla pelle più a lungo possibile.
In pratica, quando vedo l’applicazione di tonici, maschere o creme seguita dopo pochi minuti o secondi da una bella risciacquata o lavaggio mi viene da pensare si idraterà o tonificherà il tubo di scarico del lavandino, a cui certamente poi non verranno le rughe.
Ci si applica un cosmetico skin care con qualche aspettativa che faccia qualcosa e poi lo si rimuove prima che possa anche solo penetrare la superficie più esterna dello strato corneo.
Il flusso transcutaneo di un qualche attivo cosmetico con peso molecolare minore di 500 Dalton è dell’ordine di Q.10⁻³.cm⁻².h⁻¹ essendo Q la quantità applicata. Questo significa che normalmente applicando microgrammi cm⁻² di attivi cosmetici ci vuole almeno un ora perché qualche nanogrammo cm⁻² raggiunga i tessuti bersaglio. E parliamo di attivi con caratteristiche chimico-fisiche che comportano una qualche capacità di penetrare la barriera dello strato corneo.
Lavandosi 15 minuti dopo l’applicazione di un cosmetico si deve considerare che, nella maggioranza dei casi, almeno il 70/80% dell’attivo applicato se ne va nel tubo di scarico. Già è abbastanza difficile trovare nei cosmetici concentrazioni abbastanza alte di attivi, se poi se ne “butta via” la maggioranza, difficile attendersi una qualche efficacia.
Concludendo gli attivi cosmetici contenuti in tonici, maschere e creme skincare che vengono lavate dopo pochi minuti dall’applicazione vanno a finire nello scarico del lavandino e la eventuale azione cosmetica, se c’è, dipende da altri fattori.
Nei protocolli skin care, a parte quelli con forti agenti esfolianti, è in genere preferibile lasciar “lavorare” il prodotto sulla pelle più a lungo possibile.
Rodolfo Baraldini"
Ciao!
Gattone
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